RUBRICA “DIRITTO AL CIBO”. TTIP: L’ATTACCO AI DIRITTI FONDAMENTALI.

RUBRICA "DIRITTO AL CIBO". TTIP: L'ATTACCO AI DIRITTI FONDAMENTALI.

 “DIRITTO AL CIBO”. E’ il titolo della nostra nuova rubrica di approfondimento su uno dei diritti umani fondamentali: il “diritto al cibo”.

Le nostre volontarie in Servizio Civile, Francesca Gioia e Marina Marra, ci accompagneranno in un percorso di approfondimento e comprensione delle tematiche più salienti, ma spesso meno esplicite e chiare,  di un diritto rispetto al quale, ancora oggi, troppo abbiamo da capire poichè, di fatto, coinvolge la vita di tutti, non solo nei “sud del mondo”.

A loro la parola …

Francesca e Marina, progetto di Servizio civile 2015 “E noi ci siamo”

Questo spazio nasce dall’idea di fornire approfondimenti su un tema molto dibattuto e complesso, offrendo una visione ampia e dettagliata, che metta in luce la connessione tra il cibo e gli aspetti ad esso correlati. Parleremo di diritto al cibo non solo come accesso ad una quantità sufficiente di cibo per tutti, ma come mezzo di realizzazione per tutti i diritti fondamentali. Crediamo che non si possa parlare di diritto al cibo senza affrontare temi come il “potere forte” di chi produce il cibo, il conseguente squilibrio tra Nord e Sud del Mondo nella distribuzione e gestione delle risorse, la rincorsa per accaparrarsi le materie prime, lo sfruttamento del pianeta, il cambiamento climatico, i conflitti e i flussi migratori. cercheremo di offrire notizie su temi fondamentali ma troppo spesso poco conosciuti e omessi dai mass-media.

Crediamo che la chiave per modificare lo stato delle cose sia informarsi e agire: noi ci siamo!

Il primo tema affrontato sono i TTIP, una nuova minaccia al cibo sano.

TTIP: L’ATTACCO AI DIRITTI FONDAMENTALI

I negoziati tra USA e UE per il libero scambio che nascondono l’intenzione di spostare il potere nelle mani delle multinazionali

Con l’acronimo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Pact – Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti) si fa riferimento ad un acordo commerciale segreto, le cui trattative sono ancora in corso, tra Europa e  Stati Uniti, la cui finalità dichiarata è quella di abbattere le barriere commerciali esistenti che limitano lo scambio di prodotti e servizi.

Si tratta di un documento, in fase di negoziazione, che permetterebbe di superare barriere doganali basate su differenze normative e/o di omologazione. L’obiettivo di questo accordo è dar luogo ad un trattato di libero scambio tra Europa e America che abolisca i dazi doganali e uniformi i regolamenti dei due continenti, in modo da non aver più alcun ostacolo alla libera circolazione delle merci e alla libertà di investimento e di gestione dei servizi. Per dare un’idea dell’enorme importanza di questa operazione, occorre tener presente che tra gli argomenti trattati vi è: “l’accesso al mercato per i prodotti agricoli e industriali, gli appalti pubblici, gli investimenti materiali, l’energia e le materie prime, le materie regolamentari, le misure sanitarie e fitosanitarie, i servizi, i diritti di proprietà intellettuale, lo sviluppo sostenibile, le piccole e medie imprese, la composizione delle controversie, la concorrenza, la facilitazione degli scambi, le imprese di proprietà statale”. 

I sostenitori dell’accordo ritengono che il “libero scambio” porterebbe occupazione e crescita economica sulle sponde dell’Atlantico, grazie all’abbattimento di dazi e tariffe sull’import-export di beni e servizi e alla conseguente crescita degli scambi commerciali e degli investimenti, ma in realtà, con la prima valutazione di impatto mirata all’Italia, commissionata a Prometeia s.p.a dal Ministero per lo Sviluppo Economico, si è appreso che i primi benefici delle liberalizzazioni si manifesteranno nell’arco di tre anni, con un risultato di guadagno pari a zero in uno scenario cauto, e di un + 0.5% in uno scenario ottimistico (http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/commercio-internazionale/politica-commerciale-internazionale/ttip-transatlantic-trade-investment-partnership).

Infatti, l’obiettivo non dichiarato non riguarda l’abbattimento dei dazi, che solitamente sono già molto bassi tra USA e UE, ma le barriere non tariffarie. Cosa si intende per barriere non tariffarie? Si indicano tutte le legislazioni e normative che pongono dei limiti all’ingresso in un Paese di prodotti o servizi, che non sono conformi a determinati standard. Barriere non tariffarie sono ad esempio i limiti posti dall’UE alla coltivazione e commercializzazione di OGM, il divieto di vendita di  carni trattate con ormoni, legislazioni sui diritti e le tutele per lavoratrici e lavoratori. Con la firma del TTIP, ogni legge o vincolo ambientale, sulla sicurezza e tutela dei consumatori, sui diritti del lavoro o in qualsivoglia altro ambito potrebbe essere considerato una barriera ingiustificata al libero commercio.

Con l’approvazione del TTIP sulle nostre tavole arriveranno polli allevati con antibiotici e decontaminati con candeggina diluita vietati dallUE dal Gennaio 2006. Verrebbe di fatto distrutto il principio precauzionale che vige oggi in Europa e secondo il quale non è possibile mettere in commercio un prodotto finchè non si dimostri la sua non-pericolosità o tossicità. Per agevolare l’abbattimento totale degli standard e favorire l’omologazione, nonstante da anni si sostenga che la iperliberalizzazione forzata sia dannosa per il pianeta e per l’umanità, il TTIP prevede la creazione di un organo, l’ISDS (Investor-State Dispute Settlement) deputato alla tutela degli interessi delle multinazionali.

Ma che cos’è esattamente l’ISDS e in che cosa consiste?

E’ un meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato previsto dal TTIP, che consente agli investitori stranieri di far causa agli stati per i provvedimenti legislativi che provocano loro danni o presunti mancati guadagni. Per capire la pericolosità di questo strumento, consideriamo alcuni esempi storici:

  • Quando, dopo il disastro di Fukushima, la Germania decise di uscire dal nucleare, il colosso dell’energia Vattenfall, basandosi su un accordo internazionale sugli investimenti in ambito energetico, chiese allo stato tedesco una compensazione di 3,5 miliardi di euro per mancato profitto.
  • La Philip Morris citò l’Australia, sostenendo che la nuova legge pensata per limitare il consumo di sigarette limitasse il valore dei suoi investimenti nel Paese e ne “compromettesse irragionevolmente il pieno uso e godimento”.
  • Alla statunitense Metalclad fu riconosciuto un rimborso di oltre 15 milioni di dollari quando un Comune messicano revocò l’aurorizzazione a costruire una discarica di rifiuti pericolosi sul proprio territorio.
  • La Lone Pine Resources chiese 250 milioni di dollari al Canada a causa della moratoria approvata dal Quebec sulle attività di fracking – una pratica di estrazione del petrolio dalle rocce con enrmi rischi ambientali.

Sono purtroppo moltissimi gli esempi che si potrebbero fare in cui analoghi accordi bilaterali sugli investimenti hanno portato a sanzioni da miliardi di dollari per Stati che avevano delle Leggi “eccesive” in materia ambientale o sociale che potevano minacciare i profitti delle multinazionali.

In questi giorni si è votato a favore della relazione Lange sui TTIP al Parlamento Europeo di Strasburgo. Con essa “salta l’emendamento sulla Human Rights Clause, che avrebbe anteposto la tutela vincolante dei diritti umani rispetto alle dinamiche di mercato. Resta un capitolo sullo sviluppo sostenibile solamente consultivo senza nessuno strumento impositivo. Viene bocciata la lista positiva per i servizi pubblici, che avrebbe permesso di scrivere nero su bianco i servizi che si vogliono mettere sul mercato, salvaguardando quelli non elencati. Viene bocciata la possibilità di inserire il riferimento ai settori sensibili da escludere dal negoziato, come dovrebbe avvenire per alcune produzioni agricole, fortemente  a rischio di estinzione. Salta sopratutto la possibilità di escludere l’ISDS, l’arbitrato internazionale tanto deprecato dai più, sostituito con una proposta generica su un meccanismo pubblico che risponderà, comunque, all’esigenza di far diventare leggi vincolanti (perchè imporrando sanzioni economiche) delle norme di mercato, ritornando alla Lex Mercatoria medievale”.

Non è difficile comprendere la pericolosità di questo accordo, che avanza nonostante il forte dissenso dei cittadini europei: per questo oggi come non mai è doveroso far sentire la nostra voce, firmando la petizione proposta dalla CAMPAGNA STOP TTIP all’indirizzo  www.stop-ttip-italia.net

Francesca Gioia e Marina Marra