
Bole Bulbulà – Etiopia, una zona tra le più povere della periferia di Addis Abeba. Remota e poverissima, è comunque considerata in forte espansione e “sviluppo”. Negli ultimi anni, infatti, costruzioni di ogni tipo hanno preso il posto delle miriadi di baracche di fango, paglia e lamiera, in cui la gente viveva in stato di totale privazione: non acqua, non luce e servizi … Non una scuola!
Lo “sviluppo”, però, lontano dal coinvolgere i miserabili, dopo aver raso al suolo le case-baracche, li ha costretti a vivere sul ciglio delle strade o nei tombini sotterranei, ancora e sempre nella privazione più assoluta. Tra loro, i più fortunati hanno trovato riparo in altre baracche, pagando un affitto agli sfruttatori. E’ qui che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno scelto di espandere la loro opera in Addis Abeba, già molto forte nella capitale e in tutta l’Etiopia. Il primo passo è stato quello di portare la scuola a Bole Bulbulà: oggi, in quella periferia priva di tutto, oltre 1200 bambini ricevono un’ istruzione!
In questo scenario si snoda la storia di Wessene, una storia che vogliamo ascoltare attraverso le parole della nostra “suora coraggio” di Addis Abeba, suo Pina Riotti, interprete di una vita interamente dedicata all’altro.
“Abbiamo conosciuto Wessene nel giorno dedicato alle registrazioni per l’iscrizione alla scuola materna, a luglio 2009. Wessene era tra le tante mamme, cariche di speranza, che aspettavano il loro turno. Giunto il momento di compilare l’accettazione, con un largo sorriso, prende la matita e inizia a scarabocchiare … Wessene non sa ne scrivere ne leggere. Tantissime come lei, ma questo non le importa, il suo desiderio più grande è che la sua bambina, Kalkidane, possa frequentare la scuola.
Il 15 settembre, dopo la festa del primo dell’anno (in Etiopia l’anno inizia a settembre), Wessene arriva con la sua bimba, seguita da una fila interminabile di mamme e figli iscritti e non. E’ in questo giorno che veniamo a conoscere la sua storia. Il suo lavoro è girare a raccogliere immondizie, pulire strade e trascinare pesanti carrettini fino alla discarica o da depositare lungo il ciglio delle strade negli spazi appositi. Da qui ha la possibilità di rimediare qualche pezzo di legna, carta, lattine vuote, stracci … Lei non può pagare nemmeno un centesimo per la scuola, il suo salario non le permette nemmeno un pezzo di pane e una tazza di te al giorno e, come tante altre, “stende la mano”. Wessene non abita in una casa ma in un pollaio a ridosso di una stradina ed costretta a pagare l’affitto. Viene sovente sfrattata, così passa da un tugurio all’altro perchè non ha la possibilità di saldare il conto a fine mese. Wessene ha anche un altro figlio di 12 anni, affidato alla nonna, ma fuggito di casa e del quale non si sa nulla. Del padre non si hanno notizie.
La sua disperazione è tanta quanto la volontà di cambiare il destino della sua bambina. Ecco aprirsi uno spiraglio di luce per lei: la scuola materna ha bisogno di personale per le pulizie, come non pensare a Wessene? E’ una persona attiva, disponibile, generosa e sempre sorridente. Tre mesi di prova e poi l’assunzione definitiva. Ormai è il sesto anno che lavora con noi passando da un’attività ad un’altra, persino custode e portinaia della scuola. Prima dell’uscita viene in cucina per un pò di provvidenza. Da noi non si butta nulla, nemmeno le bucce delle patate che vengono messe sul ciglio della strada per gli animali randagi e affamati. La storia di Wessene si può moltiplicare o paragonare a tantissimi altri casi. Lei e la sua bambina ora abitano in una casa di lamiera, pagando un affitto di 600br (moneta locale) al mese, pari a 24 euro. Almeno gode di uno stipendio che fortunatamente è arrotondato dall’adozione a distanza di Kalkidane, la sua bambina, e con metà dell’affitto pagato da noi.
Ora il governo ha promosso il “progetto casa” per le famiglie senza tetto, Wessene è la prima nella lista, ma il riscatto di una casa si aggira sui 4 mila euro … Con l’immancabile aiuto del Vides speriamo di aiutare ancora Wessene e la sua piccola Kalkidane”.