
Fermare il commercio dei “minerali dei conflitti”. La grande sfida di FOCSIV CIDSE alla quale il VIDES prende parte per far sì che il nostro progresso tecnologico avanzi parallelamente al rispetto dei diritti umani, nella legalità e non sulle spalle o con il sottosviluppo degli altri.
Dopo l’inizio del Trilogo, ovvero le negoziazioni tra il Parlamento Europeo, Commissione Europea e gli stati membri dell’UE, FOCSIV e CISDE chiedono ai leader europei di considerare “seriamente” la questione dei minerali dei conflitti anteponendo diritti al profitto, attraverso l’approvazione di un regolamento basato sull’obbligatorietà di diligence lungo tutta la filiera produttiva dei dispositivi tecnologi (cellulari, PC, Tablet etc.). Il Consiglio, infatti, si oppone ad una legge di obbligatorietà ma è favorevole ad un sistema volontario, assolutamente insufficente a garantire che dietro i disposotivi elettronici non si nascondano crimini e sofferenze.
Dalla Repubblica Democratica del Congo, attraverso un video messaggio, Mons. Fridolin Ambongo afferma: “auspichiamo fortemente che la posizione degli Stati membri dell’Unione Europea possa evolvere in direzione di un regolamento vincolante, perchè a mio parere una legge che non è vincolante non è una legge“. Secondo Mons. Ambongo gli Stati UE sarebbero più sensibili a certi affari economici piuttosto che alla dimesione umanitaria, etica e morale legata all’etrazione dei minerali. La mancanza di una vera e propria legislazione in materia di minerali dei conflitti pone un problema per i consumatori: “utilizzare un prodotto, senza sapere da dove viene, con il rischio che possa provenire da una zona di conflitto e contenere minerali sporchi di sangue, può creare un problema di coscienza per molti cittadini europei“.
Nel policy briefing, CISDE e FOCSIV raccomandano agli Stati membri:
1) di mostrare la propria leadership sostenendo i requisiti di obbligatorietà di dovuta diligenza lungo l’intera filiera produttiva
2) di approvare un regolamento che sia conforme alle linee guida di dovuta diligenza dell’OCSE:
- garantendo che tutti gli obblighi di diligenza sino coerenti con gli standard OCSE
- coinvolgendo le imprese importatrici di metalli e, in particolare, le aziende che vendono nel mercato UE prodotti contenenti minerali contemplati nel regolamento
- utilizzando nel regolamento un linguaggio che rifletta la natura flessibile e progressiva delle regole di dovuta diligenza.
In merito a questa importantissima questione di diritti, vogliamo condividere la posizione di Papa Francesco nella quale sentiamo di riconoscerci a pieno in ogni sua parte:
“l’intero settore minerario è decisamente chiamato ad un radicale cambiamento di paradigma per migliorare la situazione in molti paesi. Per ottenere questo cambiamento un contributo può venire dai governi dei paesi di origine delle imprese multinazionali e di quelli in cui operano, dalle imprese e dagli investitori, dalle autorità locali che sorvegliano le attività di estrazione, dai lavoratori e dai loro rappresentanti, dalle filiere produttive internazionali con i loro diversi intermediari e con coloro che operano nei mercati di questi materiali, dai consumatori di beni finali per la cui produzione sono necessari i minerali. Tutte queste persone sono chiamate ad adottare un comportamento ispirato dal fatto che noi siamo una sola famiglia umana, che tutto è interconnesso, e che la cura vera e propria per la nostra vita e per la nostra relazione con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla lealtà verso gli altri”.
Ognuno di noi, compresa l’origine del proprio sviluppo e agio, può e deve pretendere che ciò continui nel rispetto di tutti, senza nessun accettabile prezzo in termini di violazioni, privazioni, crimini per altri lontani e invisibili …