
E’ lo Stato più giovane al mondo. Nato il 9 luglio 2011 a seguito di un referendum popolare, a soli 5 anni di indipendenza, il Sud Sudan vede il riaccendersi degli scontri tra le fazioni opposte di Salva Kiir, presidente, e Riek Machar, ex vicepresidente. A Juba, la capitale, è guerra.
Un compleanno a suon di colpi di arma da fuoco che in soli tre giorni ha causato quasi 300 morti e centinaia differiti. Le agenzie ONU parlano di 42 mila sfollati: 7.000 si sono uniti ai circa 30.000 già ospitati nei campi per la protezione dei civili organizzati dalla missione di pace fin dai primi giorni dello scoppio del conflitto, nel dicembre del 2013, e attaccati dalle truppe governative nei giorni scorsi. Gli altri 35.000 sono invece divisi tra le Chiese, missioni religiose e strutture di agenzie ONU. I danni più gravi si evidenziano nelle aree di combattimento più intenso, sopratutto Juba, ma ciò che più spaventa non è il danneggiamento degli edifici a seguito dei colpi di armi pesanti, ma il saccheggio massiccio che ne è seguito.
I combattenti, infatti, nonostante gli appelli dei loro comandanti a fermarsi, hanno depredato ogni luogo, seguiti poi dai civili. Anche il magazzino principale del programma Alimentare Mondiale è stato completamente razziato. Qui sono stoccati gli aiuti alimentari sufficienti a sfamare 20.000 persone per un mese, destinati ad essere poi distribuiti nelle varie basi ONU del Sud Sudan. Una situazione di emergenza assoluta.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice sono presenti in Sud Sudan dal 2003, inizialmente nelle città di Wau e Tonj, successivamente (dal 2011) a Gumbo. Qui la loro opera si divide tra:
– Scuola materna ed elementare che ospita oltre 1000 tra bimbi e bimbe
– Mazzarello Women Promotion Centre, volto a fornire alle ragazze e donne più vulnerabili della zona, tra cui le profughe dell’IDP Gumbo Camp, una formazione di base, ma anche competenze specifiche e professionali tese a migliorare la loro autonomia ed economia familiare
– Sostegno ai profughi che vivono nel IDP Gumbo Camp: distribuzione cibo e beni di prima necessità (acqua, vestiti, utensili per l’igiene e per cucinare).
Con i nuovi scontri e il conseguente aumento del numero di rifugiati e sfollati interni, anche il villaggio di Gumbo, sebbene non interessato direttamente dagli scontri armati, ha subito pesantissime ripercussioni. Molte persone in fuga da Juba hanno cercato rifugio presso le missioni delle varie congregazioni presenti nel villaggio, la Chiesa e l’IDP Gumbo Camp. Le suore salesiane hanno aperto le porte della loro scuola per dare rifugio a coloro che scappavano dalla città. Il primo giorno sono arrivate circa 1.000 persone, nei giorni successivi gli arrivi sono proseguiti aumentando esponenzialemente di numero. Si tratta sopratutto di donne, fuggite con i loro bambini.
In totale sono circa 4.000 le persone che le FMA stanno assistendo. Nei primi giorni sono riuscite a sopperire ai loro bisogni primari grazie a scorte di cibo destinate ai profughi che già vivono nell’IDP Gumbo Camp. Oggi la situazione è drammaticamente peggiorata, le scorte sono ormai terminate e gli sfollati hanno ancora paura di rientrare nelle loro abitazioni.
Ogni contributo è prezioso per far fronte a questa vera e propria crisi umanitaria, per questo il VIDES ha aperto un Fondo Emergenza per sostenere le vittime della guerra attraverso il rifornimento di beni di primaria necessità.
