
Ma questa guerra è uno strano gioco,
consuma gente,
vite a poco a poco,
con i sassi contro quelle bombe
quelle grida contro quegli spari …”
(I ragazzi dell’ulivo_ NOMADI)
SIRIA. Una guerra tutti contro tutti. Senza regole. D’altronde esiste una guerra con regole? La guerra è la guerra. La guerra …Così lontana dalla vita. In Siria, da cinque lunghissimi anni, si consuma un conflitto spietato, ma quale non lo è (?), senza fine. Tra i giochi di potere di Stati e Non Stati, la gente continua a morire e, laddove la propria vita sia risparmiata, si perde tutto il resto: casa, figli, genitori, amici … Speranza. Ogni giorno. Da cinque anni.
Chi può scappa, salvo poi approdare in terre più o meno ospitali. Dopo quanto subito, non essere graditi o perfino “temuti” succede. E succede spesso. Chi resta si affida alla provvidenza. Alla fortuna… Nei casi migliori alla determinata presenza di chi, nonstante le bombe, la paura, ha deciso di esserci. Esserci per tutti coloro che subiscono ogni giorno le conseguenze della mancata politica. Della mancata umanità di chi sta a capo degli Stati. Gli Stati. Quelle informi entità nate, in teoria, per tutelare gli uomini e la loro pacifica e sicura convivenza.
A Damasco ad “esserci così” sono le Figlie di Maria Ausiliatrice. Donne coraggiose che reggono le fila dell’Ospedale Italiano di Damasco. Dall’inizio del conflitto, l’ospedale soccorre gratuitamente i feriti dei bombardamenti e delle autobombe che colpiscono la capitale siriana. Da sempre è un centro chirurgico di riferimento per tutta la popolazione, aperto a tutte le confessioni ed etnie senza alcuna distinzione. Rifugiati palestinesi, iracheni e siriani trovano soccorso e cure di emergenza nelle situazioni più disparate di fuga dai bombardamenti, dagli assedi e dagli attacchi missilistici. L’ospedale comprende 50 posti letto in quattro reparti: chirurgia, terapia intensiva, medicina di laboratorio e un pronto soccorso aperto 24 ore su 24.
Il VIDES supporta l’attività dell’ospedale attraverso la fornitura di materiale sanitario e medicinali indispensabili per assicurare cure e assistenza alle decine di feriti che ogni giorno bussano alla porta della struttura. Così, la nostra responsabile di progetto, la suora missionaria sr Anna Maria Scarzello, riferisce:
“Al momento la nostra comunità conta 13 suore, ci occupiamo della gestione dell’ospedale insieme con uno staff medico, da quando la Siria era indipendente. Abbiamo continuato a lavorarvi al tempo della presa di potere da parte della famiglia Assad e infine con la guerra inizata nel 2011, che infuria ancora oggi. Alcune consorelle sono state formate per svolgere la professione di infermiere e assistenti in sala operatoria, altre sono preparate per curare la gestione economica e tecnica della struttura ospedaliera. Siamo affiancate da 48 medici, 57 infermieri e 95 operatori che prestano servizio nei vari reparti, in portineria, negli uffici di accettazione e amministrazione, nei lavori di manuntenzione ecc. Il loro numero è sceso negli anni, in molti sono fuggiti a causa del conflitto, quelli rimasti lottano ogni giorno per sopravvivere e assicurare la vita ai loro familiari (…)
Il direttore dell’ospedale, il dott. Joseph Fares con la responsabile di progetto, sr Anna Maria Scarzello e alcuni infermieri


Con la guerra sono andate distrutte la maggior parte delle industrie farmaceutiche del paese, il governo importa medicine e forniture ospedaliere dalla Russia, dall’Iran, dalla Cina e dall’India, per questo motivo il prezzo dei farmaci si è quadruplicato (…).Noi stiamo facendo tutto ciò che è umanamente possibile, lavoriamo ai limiti delle nostre possibilità. Ci sono stati periodi in cui sono arrivati oltre 30 feriti al giorno che abbiamo dovuto sistemare nei corridoi per mancanza di posti letto. Nell’ospedale, prima fiore all’occhiello, ora manca, spesso, anche il necessario.
La popolazione è stremata dai bombardamenti, privata ormai dei beni essenziali quali cibo, acqua ed elettricità. Molti muoiono per attacchi di cuore, diabete, per mancato accesso alle terapie (chemioterapie, dialisi ecc.). Tutti sono colpiti dal conflitto direttamente e indirettamente. Tante, troppe, famiglie hanno perso la casa. Molti giovani sono morti nel corso della guerra o sono rimasti gravemente feriti. Razzi e bombe provocano morte, ferite, distruzione.
In questa situazione di continua emergenza, l’aiuto del VIDES è stato provvidenziale. Ci ha permesso di acquistare materiale sanitario e medicinali indispensabili per poter continuare a prestare cure immediate ai feriti e malati che ogni giorno si rivolgono al nostro pronto soccorso ed ad assicurare le terapie necessarie ai pazienti in cura nei reparti.
Esprimo tutta la mia gratitudine. Grazie infinite. Noi siamo la mano che riceve dalla vostra generosità e con fraternità dona agli altri“.