IL NUOVO ANNO IN ZAMBIA. SUOR ELISA RACCONTA …

IL NUOVO ANNO IN ZAMBIA. SUOR ELISA RACCONTA ...

Zambia. Un nuovo anno si apre. Un 2017 che ha in seno la speranza di una rinascita, una rinascita dalla terra. Fonte della vita.

Sr Elisa, la nostra sorella missionaria referente del progetto di sviluppo agricolo a Luwingu, ci crede. La sua lettera, così vera, dura, non susciti sensi di colpa per un Natale di luci, calore, regali e tanto, spesso troppo, cibo ma accenda in noi una riflessione …

” Ieri, primo giorno dell’anno, una nostra giovane suora mi ha chiesto di far visita in ospedale al giovane fratello che, la notte di Natale, si è fratturato una caviglia. E’ in ospedale da una settimana e non hanno fatto nulla, tranne qualche inniezione per calmare il dolore.  Ho cercato quindi di fare per lui quel che ho potuto, applicandogli delle erbe che lo aiutassero a guarire la ferita e a lenire il dolore. Il  miglioramento del ragazzo è bastato a che le infermiere mi venissero a chiedere aiuto per un uomo con il polpaccio della gamba destra completamente mangiato dall’infezione; per il caso di una donna a cui sono state amputate due dita del piede, ormai con la paura di dover perdere l’intero piede a cusa del diabete.

Ma il peggio è arrivato oggi, quando sono tornata in ospedale a visitare questi nuovi amici. L’infermiera mi ha presentato una piccola bimba di circa 8/9 anni. Due occhi vivissimi e la prontezza di seguire attivamente il suo problema, collaborando attivamente con le infermiere. Le sue gambette erano così sottili, nessun muscolo a coprire le ossa. “Le ossa producono pus, e poi questo fuoriesce nelle gambe della piccola”_ spiega l’infermiera, infatti qui e li si formano delle pustole dolorosissime che ogni giorno devono essere pulite e riscoperte. Ho chiesto quale fosse l’alimentazione della piccola, solo verdure e polenta. Nessuna proteina né animale né vegetale (legumi, soia). Chiedo allora al padre di venire alla missione per prendere con se latte e uova.

Tornerò a visitare questi pazienti ma ho nel cuore e nei pensieri tanta preocupazioneper la gente di Luwingu che non mangia. O meglio, mangia quel che trova … Voglio raccontarvi la storia di Memory e Silvia. Sono due sorella di 15 e 18 anni che hanno deciso che, a qualunque costo, devono farcela ma, per nulla al mondo, potranno sottostare alla dura legge della sopravvivenza di Luwingu. Orfane di padre, sono cresciute in orfanotrofio a Lusaka, dove stanno proseguendo con la scuola per costruire una vita diversa. Il fratello maggiore e quello minore, invece, vivono con la mamma in una minuscola casetta a 30km da Luwingu. Quando in casa non c’è più cibo, la mamma mette il figlio piccolo sulle spalle e per mano l’altro fino a giungere a Luwingu per chiedere aiuto alla gente per strada …Pronta a tutto pur di sfamare i suoi bambini.

Poco prima di Natale, Memory e Silvia sono tornate in famiglia per un mesetto. Ben conoscendo le ristrettezze in cui vive la mamma, abbiamo dato loro viveri da portare a casa. Al nostro rientro a casa, dopo l’asemblea, abbiamo ritrovato in missione tutta la famiglia con sacchi di plastica contenenti vestiti. Un vero trasferimento. Memory arriva subito con la spiegazione: “mia sorella stava male e siamo stati buttati fuori di casa, la casa è stata chiusa con il lucchetto, il cibo è finito…”. La situazione non è stata di facile gestione. In orfanotrofio si mangia tre volte al giorno e si ha il necessario per vivere, in casa invece non si ha mai la certezza di mettere qualcosa nel piatto. Nel dubbio che lo sfratto fosse una bugia, ho caricato tutta la loro roba e loro stessi in macchina, insieme a scorte di cibo e mi sono diretta verso la loro casa. La porta di casa non era chiusa ma accostata e, seppur scarna, risulta ancora un rifugio accogliente. La storia era evidentemente una bugia. A questo punto le obbligo a darsi da fare: si può coltivare il terreno e piantare fagioli. Una volta pronto il terreno verranno da noi a prendere le sementi.

Ogni giorno Luwingu si dimostra “deserto verde”, come aveva capito Tarciso, un volontario molto presente qui in Zambia, che considera il lavoro della Learning Farm assolutamente essenziale per cambiare le cose. Quest’anno abbiamo distribuito semi di arachidi a molti contadini che potrebbero produrre 10/15 sacchi di arachidi, 10 volte di più della media. Tra poco ci saremo anche per le sementi dei fagioli, ci stiamo preparando per la produzione dell’olio di arachidi … Sarà l’inizio di una vera rivoluzione alimentare.

Una ricerca condotta a Luwingu mostra come la gente spenda i soldi che riesce a ragranellare prima di tutto per il cibo, poi per le cure mediche, poi per lo svago che qui è l’alcol … Teso a rendere meno grigia la realtà. L’ultimo tassello è la coltivazione ma mancano le sementi. Proprio per questo la Learning Farm è nata. Ed ha cambiato già molte vite. Ha cambiato molti modi di pensare e vivere e tanto può e vuole ancora fare per cambiare il destino di questo popolo“.

Sr Elisa